Un flagello invincibile
Uno dei Cavalieri dell’Apocalisse è proprio “La Peste”, ossia il flagello più longevo
dell’umanità. Un’atroce malattia che nonostante i vari rimedi della medicina sembra restare
un grave spauracchio.
Anche se l’argomento è piuttosto impegnativo, il fotografo Roberto Pestarino ha voluto
raffigurare in 3 foto assai efficaci l’evoluzione di questa pandemia e il suo sviluppo finale. È
riuscito a far volare la fantasia riducendo di molto la crudeltà della peste. Una peste intesa
come fine del mondo e non come le nostre attuali infezioni.
La bravura dell’artista nello sdrammatizzare il concetto si concretizza nella visione
semplice e moderna di un lungo periodo passato che ha caratterizzato, purtroppo,
un’ampia fetta di storia.
Come si può rappresentare la Peste come Cavaliere dell’Apocalisse senza cadere nel
banale e nel stereotipo collettivo? Roberto Pestarino è riuscito in 3 foto a raffigurare il
morbo del passato senza difficoltà, utilizzando pochi elementi essenziali e qualche antico
costume.
Nella prima foto a sinistra si nota con chiarezza il passato e il presente che interagiscono
fra di loro con la ragazza moderna fuori dalla cornice marrone. Al centro, il Cavaliere della
Peste è coperto da un largo pastrano e avanza incappucciato sorreggendo una delle tante
vittime. La macabra figura non è completamente all’interno della cornice, ma procede lenta
con un piede nel passato e l’altro nel presente.
Infine, nel terzo scatto si nota come un antico personaggio cerca di scoprire un rimedio
alla feroce pestilenza. Naturalmente si trova all’interno della cornice.
Quest’ultima riveste un’importanza fondamentale per il fotografo. Non tanto per il suo
aspetto esteriore semplice e lineare, ma per il confine che segna tra il lontano passato e il
nostro presente. Un dettaglio che ci spinge a valorizzare ancor di più il lavoro dell’artista
che come in un passaggio teatrale scatta queste fotografie in chiave moderna per
raffigurare un concetto sempre attuale.
Non manca nemmeno un telo bianco che fa da sfondo all’insieme generale del flagello
più longevo, con tanto di ombre e luci, oltre al piccolo quadro appeso al centro con i 4
cavalli utilizzati dai leggendari Cavalieri dell’Apocalisse.
La peste: secondo Cavaliere
4 sono i Cavalieri dell’Apocalisse, di cui il secondo è rappresentato dalla figura orrenda
della Peste. Cavalca con forza e determinazione il suo cavallo al fine di distruggere e
provocare il male ovunque. Sfortunatamente per noi questo morbo tenace, prima
incurabile, restò a lungo sulla terra, tanto da diventare il flagello più longevo.
Il progetto fotografico complessivo è quello di 12 scatti che presentano i Cavalieri
dell’Apocalisse, suddivisi in 4 trittici di foto, perché 4 sono i Cavalieri in questione. Un
capolavoro artistico che espone senza mezze misure le varie tematiche. In particolare, la
Peste vuole essere un messaggio di speranza per il futuro, anche se la malattia venne
sconfitta nel passato con grande difficoltà.
Si pensa che nonostante i vari medicinali l’uomo moderno deve sempre restare all’erta e
proteggersi da una sua eventuale evoluzione. In effetti, la Peste fu una pandemia terribile
e lunghissima che perdurò centinaia di anni.
La raffigurazione della peste
Come si può rappresentare la Peste come Cavaliere dell’Apocalisse senza cadere nel
banale e nel stereotipo collettivo? Roberto Pestarino è riuscito in 3 foto a raffigurare il
morbo del passato senza difficoltà, utilizzando pochi elementi essenziali e qualche antico
costume.
Nella prima foto a sinistra si nota con chiarezza il passato e il presente che interagiscono
fra di loro con la ragazza moderna fuori dalla cornice marrone. Al centro, il Cavaliere della
Peste è coperto da un largo pastrano e avanza incappucciato sorreggendo una delle tante
vittime. La macabra figura non è completamente all’interno della cornice, ma procede lenta
con un piede nel passato e l’altro nel presente.
Infine, nel terzo scatto si nota come un antico personaggio cerca di scoprire un rimedio
alla feroce pestilenza. Naturalmente si trova all’interno della cornice.
Quest’ultima riveste un’importanza fondamentale per il fotografo. Non tanto per il suo
aspetto esteriore semplice e lineare, ma per il confine che segna tra il lontano passato e il
nostro presente. Un dettaglio che ci spinge a valorizzare ancor di più il lavoro dell’artista
che come in un passaggio teatrale scatta queste fotografie in chiave moderna per
raffigurare un concetto sempre attuale.
Non manca nemmeno un telo bianco che fa da sfondo all’insieme generale del flagello
più longevo, con tanto di ombre e luci, oltre al piccolo quadro appeso al centro con i 4
cavalli utilizzati dai leggendari Cavalieri dell’Apocalisse.
E grazie al loro aiuto e dedizione verso questo progetto.